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Nel Novecento la Pedagogia si configura come scienze dell’educazione. Dal punto di vista filosofico, Dewey ritiene che “conoscere equivale ad agire per mutare una situazione indeterminata e incerta in un sistema ordinato”.
Dal punto di vista etico, Dewey nega la distinzione tra fini e mezzi:
L’ educazione vista come il “supremo interesse umano” e la “suprema funzione della società” consente sia la continuità sia il cambiamento.
Il criterio pedagogico del buon educatore consiste nel verificare se l’apprendimento o l’intervento favoriscono altri apprendimenti e quindi ulteriore educazione.
Uno sforzo ben motivato costituisce l’essenza del processo di riorganizzazione dell’esperienza volto al superamento dei problemi tramite la ricerca, che poi è il cammino stesso dell’ intelligenza.
Come consideri questo concetto?
Dewey postula che per essere educativa, e vantare dunque un valore pedagogico, un’esperienza debba avere le caratteristiche della continuità e dell’interazione.
La continuità…(completa la risposta)
L’ interazione sottolinea l’importanza del legame tra l’individuo (psicologia) e l’ ambiente (sociologia).
Come consideri questa affermazione?
Nel Novecento iniziano a fare la loro comparsa le pedagogie dello sviluppo spontaneo, che si propongono di favorire uno sviluppo libero del bambino che gli permetta di mantenere integre la sua spontaneità e la sua creatività.
La pedagogia scientifica è letta come una modalità che non può sostituire le idee formative collegate alla religione e più in generale all’ etica con dati ricavati dal reale e oggettivamente misurabili.
La riforma del 1918 vede la nascita della trudovaja skola (la scuola del lavoro) divisa in:
Makarenko concepisce la pedagogia non come un processo individuale, ma come un processo sociale; destinatario della sua educazione non è lo studente ma il collettivo.
Strumento chiave dell’educazione diviene la disciplina:
La metodologia didattica è basata prevalentemente sulla socializzazione.
L’importanza del lavoro come parte integrante di una formazione completa del giovane ossia il lavoro per lui deve essere visto unicamente in quanto legato alla produzione.
La filosofia dei valori di Hessen arriva a identificare i valori con gli ideali culturali, e sulla base di questa identificazione interpreta la filosofia dei valori come base per la sua pedagogia.
Qual’ è secondo Hessen la distinzione tra temperamento e personalità?
La strategia metodologica di Hessen consiste nell’ appoggiarsi alle forme di attività spontanea del bambino, per farlo arrivare a produrre una sua forma di organizzazione.
La regolazione non può essere lasciata al bambino stesso, pertanto l’educazione sarà regolata dall’esterno, dal docente.
L’ autonomia si conquista con un percorso progressivo, ampliando gradualmente gli spazi dedicati alla creatività e al lavoro autonomo: la scuola del lavoro di Hessen è dunque in primo luogo scuola pedagogica.
Il raggiungimento dell’autonomia completa viene a coincidere con il fine (e la fine) ideale dell’educazione.
Con l’introduzione dell’obbligo scolastico Hessen arriva a liberare dalla costrizione dell’ignoranza che è alla base delle disuguaglianze sociali.
Il “laboratorio di psicologia” della Montessori considera “un bambino capace di coordinare il suo lavoro al fine di compiere con calma e ordine gli esercizi che gli vengono affidati, capace di arrivare ad apprendere abilità di lettura e scrittura già in età prescolastica”.
Come consideri questa affermazione?
La “mente assorbente”, la prima fase di sviluppo del bambino va:
La “mente cosciente” è la seconda fase che inizia a far nascere nel bambino l’esigenza di mettere ordine tra tutte le conoscenze e sensazioni accumulatesi nella sua mente negli anni precedenti.
Come giudichi questa frase?
L’ ideologia montessoriana trova concretizzazione nell’ ambiente di lavoro dei bambini, che deve essere stimolante e favorire la liberazione autentico e aiutarne lo sviluppo verso la maturazione del pensiero.
Piaget è fondatore di un apparato teorico da lui denominato “epistemologia genetica” secondo cui l’adattamento all’ ambiente si realizza attraverso l’accomodamento delle strutture mentali, cioè attraverso la loro trasformazione per meglio aderire alla realtà, e l’assimilazione di quest’ultima agli schemi mentali posseduti.
J. S. Bruner parte dall’ ipotesi che sia la cultura a formare le nostra impostazione mentale, i bambini si muoverebbero dunque all’ interno di format (intesi come insieme di procedure comunicative).
Come definisci questo concetto?
Il possesso da parte del bambino di strategie volte a organizzare il reale e/o il conosciuto, permette il “transfer” tra ambiti diversi.
La funzione di unificazione e strutturazione non giunge per Bruner al suo livello massimo nella simbolizzazione scientifica, in quanto…(completa la risposta)