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La rilevanza delle finalità delle istituzioni pubbliche ne determina anche la complessità organizzativa e di funzionamento. Esse presentano sempre due livelli di funzionamento:
Le istituzioni pubbliche specializzate esistono a ogni livello di governo (internazionale, nazionale, regionale e locale) e si qualificano per il fatto di avere una missione più.. (completa la domanda)
In generale gli istituti pubblici esercitano poteri sovraordinati al fine di perseguire l’interesse collettivo generale.
Le istituzioni pubbliche tutelano gli interessi generali, per cui la loro finalità non è orientata prevalentemente a non garantire i beni o i servizi a domanda individuale, per soddisfare le esigenze di un singolo cliente, ma, al contrario, sono interessate all’impatto della propria azione sugli interessi collettivi.
L’interesse pubblico non è quindi la sommatoria di tanti interessi individuali, ma un valore in sé, che rispecchia i valori di una comunità.
Questo spiega anche un fisiologico orientamento temporale diverso: l’organo politico è molto attento alle scadenze elettorali che spingono a scelte con un orizzonte più di breve periodo, mentre le strutture amministrative stabili dovrebbero fisiologicamente avere un orientamento più al mediolungo periodo.
Le istituzioni pubbliche possono essere inquadrate sotto l’azione congiunta di tre differenti modelli che interagiscono tra loro e co-determinano la qualità delle loro attività:
Sia il livello politico, sia il livello amministrativo, seppur con una forza specifica diversa, sono interessati da:
Il livello amministrativo deve rispettare le norme, le razionalità economico-aziendali e non può prescindere dalla ricerca del consenso da parte dell’organo politico di indirizzo.
In Italia, come in tutto il mondo occidentale, si sono invece affermati regimi democratici che assegnano il potere politico tramite procedure elettorali universali.
All’interno di ogni istituzione pubblica, il livello amministrativo controlla il rispetto della legalità da parte del sistema politico e viceversa.
Il successo delle istituzioni pubbliche deriva quindi dall’equilibro tra politica come espressione ultima della volontà della comunità, sistema legale come insieme delle regole scritte che stabilizzano e rendono esplicite le regole del gioco con cui gli attori sociali agiscono, e razionalità economico-aziendale per la produzione e il consumo di beni e servizi finalizzate al soddisfacimento dei bisogni e al benessere della comunità.
Weber definisce il potere come la possibilità per specifici comandi di trovare obbedienza presso un gruppo di individui e ne individua tre forme specifiche:
Weber ha quindi inteso la burocrazia come un modello organizzativo utile e necessario per il miglioramento e l’ottimizzazione del sistema politico e della democrazia di massa.
Secondo Wilson i politici sono dunque incaricati di fissare gli obiettivi delle istituzioni pubbliche senza interferire nell’attività amministrativa.
A consolidare il modello burocratico tradizionale ha contribuito anche l’elaborazione di Frederick Taylor (1856-1915), sviluppata principalmente per il settore privato e basata sul concetto di «scientific management». Secondo questo approccio, la standardizzazione del lavoro implicava l’individuazione del one best way nello svolgimento delle attività e un controllo intensivo/estensivo per verificare il mantenimento degli standard.
Secondo un primo approccio (Merton, 1949) le anomalie della burocrazia vanno ricercate negli effetti inattesi e non voluti del modello burocratico razionale, in virtù di conseguenze non intenzionali che possono derivare da un processo, un’istituzione o una norma (cosiddetta funzione latente)
Gouldner mostra, inoltre, la contraddizione insanabile all’interno delle strutture burocratiche tra:
Crozier (1964) analizza esplicitamente le istituzioni pubbliche, utilizzando il termine burocrazia non in maniera neutrale o ideal-tipica come aveva fatto Weber, ma in un’accezione negativa. Crozier sostiene che le organizzazioni burocratiche non possano agire in modo adattivo, o «correggersi»
Le critiche al funzionamento delle istituzioni pubbliche sono andate di pari passo all’evoluzione del ruolo che le istituzioni pubbliche sono state chiamate a svolgere nella società moderna. Infatti, alla concezione tradizionale dello Stato come attore super partes con il ruolo di far applicare le leggi approvate dai rappresentanti eletti dei cittadini («Stato dei diritti formali») si è affiancato un ruolo forte nello svolgimento di attività di produzione di beni e servizi (pubblici e privati), come l’educazione, la previdenza, la sanità («welfare state») ritenuti progressivamente diritti universali esigibili.
La teoria economica neoclassica sostiene il primato dei mercati, che assicurano la libertà di scelta, a differenza della burocrazia, basata invece sul potere coercitivo.
Più recentemente, il superamento del modello di «Stato dei Servizi» è stato affrontato alla luce: • delle criticità emerse nella prima fase del New Public Management, dato che una serie di crisi politiche ed economiche degli anni Ottanta e Novanta hanno messo in crisi anche gli approcci di deregolamentazione e privatizzazione; • di un cambiamento del contesto sociale ed economico che ha spinto a superare la dicotomia ideologica Stato-mercato e quella reale di pubblico-privato.
In sintesi, con riferimento alle istituzioni pubbliche, il concetto di Governance rappresenta la capacità di contemperare le esigenze di portatori di interesse diversi, giungendo a politiche e azioni ritenute reciprocamente vantaggiose o quantomeno accettabili, sia internamente all’istituzione pubblica sia nei suoi rapporti con gli attori esterni (Mayntz, 2006; Peters, Pierre, 2000; Rhodes, 1996).
Negli ultimi anni si è sviluppata un’ulteriore modalità di governance, ossia la compartecipazione dei cittadini e delle associazioni alla definizione delle politiche/scelte pubbliche, come per esempio le esperienze di bilancio partecipato dei comuni o l’utilizzo delle nuove tecnologie per includere i cittadini e le loro preferenze nella definizione dei servizi pubblici.
Il posizionamento strategico dell’azienda, qualsiasi sia la sua natura, può essere definito come la sua collocazione nell’ambiente, ossia il rapporto con i mercati di sbocco a cui si rivolge e quelli di acquisizione dei fattori produttivi.
Ogni azienda privata o istituzione pubblica è caratterizzata da:
Il posizionamento strategico può, consapevolmente, non essere dichiarato, perché impopolare rispetto ad alcuni stakeholder: questo si definisce posizionamento intenzionale poiché rispecchia la progettualità definita dal policy maker tecnico o politico.
Pianificazione strategica o management strategico.
Un filone teorico considera la strategia come risultato di un processo di pianificazione come costruzione di principi, regole, linee di indirizzo che devono lasciare alla gestione ordinaria il compito di governare l’azienda nella direzione disegnata. Queste teorie si fondano su una netta distinzione tra:
Quando un ente locale definisce un piano strategico, il processo di pianificazione può avere per oggetto l’amministrazione stessa intesa come soggetto giuridico (ente) e soggetto economico (azienda), oppure la città e, in generale, il territorio su cui si estende la competenza amministrativa.
Cosa è il PGT?
L’istituzione pubblica «capogruppo», che è di norma un ente territoriale, indirizza e controlla le proprie agenzie, aziende o imprese esercitando una funzione di governo unitaria e complessiva. Questa funzione di governo unitaria e complessiva si compone di tre distinte funzioni principali che operano contemporaneamente:
Il processo di globalizzazione dell’economia aumenta per le nazioni la pressione per la ricerca di più elevati livelli di produttività di sistema
L’efficacia delle agenzie per lo sviluppo economico locale si misura pertanto anche nella loro capacità imprenditoriale nell’ottenere prestiti da aziende private (anche se di costo superiore) o nel saper gestire efficacemente quelli ottenuti in base a processi programmatori sovraordinati.
Tutte le imprese italiane hanno l’obbligo di iscrizione alla Camera di Commercio, che rappresenta un meccanismo di networking, per lo meno informativo, istituzionalizzato. Le Camere di Commercio rappresentano infatti un sistematico meccanismo di raccolta e diffusione di informazioni su tutte le imprese di un territorio, classificate per tutte le dimensioni più rilevanti (settore industriale, numero di dipendenti, fatturato, mercati di sbocco ecc.).
AZIENDE NON-PROFIT
Qui si adotta la definizione ritenuta più completa, la cosiddetta definizione strutturale-operativa (Salamon, Anheier, 1992), proprio perché non si basa sullo status legale o giuridico di azienda non-profit, ma sulla sua struttura e sulle caratteristiche operative che la contraddistinguono. Secondo questa definizione, infatti, è azienda non-profit quella che risponde a tutte e cinque le seguenti caratteristiche:
Un tema particolarmente delicato in ambito di politiche per la salute è quello degli acidi grassi insaturi (TFA), presenti nella carne bovina, nel grasso di alcuni animali e nei prodotti derivati dalla loro carne e dal loro latte, in alcune creme da spalmare, in prodotti da forno come cracker, torte, dolci e biscotti, e nei cibi fritti.
Chi sono i dipendenti pubblici?
Insegnante di scuola media, magistrato, medico di base, funzionario comunale, chimico che rileva la qualità dell’aria, diplomatico che negozia accordi internazionali, educatore che recupera detenuti, vigile urbano, architetto che gestisce lo sviluppo urbano di una città, dirigente regionale responsabile dell’internazionalizzazione delle imprese sono tutti esempi di dipendenti pubblici.
Disegnare il modello organizzativo di un’istituzione significa definirne:
Il coinvolgimento di operatori privati nell’attività di produzione ed erogazione di beni e servizi pubblici, anche attraverso la realizzazione di investimenti, è riconducibile all’esigenza di superare tre importanti limiti insiti nel sistema pubblico:
Le caratteristiche storiche delle istituzioni pubbliche ancora non sono state superate dagli ultimi vent’anni, perché all’impianto weberiano si sono aggiunte le spinte provenienti dal New Public Management e dalla teoria della governance generando assetti organizzativi che cercano di costruire migliori equilibri tra la dimensione aziendale, politica e burocratico-legale che non sono risultate efficaci.
Il Partenariato Pubblico Privato (PPP) è uno strumento che consente alla PA di perseguire le proprie finalità istituzionali facendo leva sulle capacità e risorse degli operatori privati (o operatori economici).
La letteratura scientifica distingue in modo chiaro una partnership da un contracting out (appalto tradizionale), ponendo l’attenzione sul fatto che in una partnership l’operatore privato co-definisce con il soggetto pubblico le modalità per conseguire un determinato risultato.
Il finanziamento del PPP
Tre sono gli strumenti utilizzabili da parte degli operatori privati per finanziare una operazione di PPP:
Il PF è noto come operazione flow based, poiché i finanziatori valutano il merito di credito dell’operazione in base alla consistenza dei flussi di cassa previsionali della gestione a prescindere dalla situazione patrimoniale e finanziaria dei soggetti che partecipano alla SPV (cosiddetti sponsor).
Il ruolo delle tecnologie ICT nell’innovazione delle istituzioni pubbliche.
Il marketing è un processo di cambiamento profondo di un’azienda, che può riguardare i modelli produttivi, le caratteristiche dei servizi o le forme di interfaccia con gli utenti.
Le definizioni di e-government sono molteplici e non univoche, ma è possibile individuare una comune evoluzione del termine, che ha spostato, progressivamente, il focus dall’uso strumentale delle tecnologie per automatizzare le attività al loro ruolo più ampio di leva strategica di innovazione. L’e-government viene quindi intesa come l’attitudine a utilizzare in maniera sistematica la leva delle tecnologie ICT per sviluppare strategicamente le istituzioni pubbliche.
Il paradigma della smart city si propone di attivare dinamiche positive tra processi di urbanizzazione e modelli di sviluppo. Tale paradigma fa riferimento alla «creazione e connessione di capitale animale, capitale sociale e infrastrutture, tradizionali o elettroniche (ICT), finalizzata a generare sviluppo economico sostenibile e garantire migliori condizioni qualitative della vita urbana».
Il paradigma della smart city si propone di attivare dinamiche positive tra processi di urbanizzazione e modelli di sviluppo. Tale paradigma fa riferimento alla «creazione e connessione di capitale umano, capitale sociale e infrastrutture, tradizionali o elettroniche (ICT), finalizzata a generare sviluppo economico sostenibile e garantire migliori condizioni qualitative della vita urbana».
Una smart city deve essere dotata di infrastrutture di connessione in grado di aumentare l’efficienza economica e politica e di garantire uno sviluppo urbano, sociale e culturale (Holland 2008).
Come ritieni questa definizione.
La sintomatologia della schizofrenia è uniforme, benché la sua struttura portante si riconosca in una scissione e in una dislocazione della personalità e delle diverse funzioni che compongono la vita psichica nel suo insieme